Attraverso un esperimento sul campo, i ricercatori hanno manipolato il regime termico esponendo il biofilm marino a due condizioni differenti: un riscaldamento costante e un regime caratterizzato da forti oscillazioni, simulando scenari climatici che diventeranno sempre più frequenti nei prossimi anni.
Grazie all’utilizzo di una camera a infrarossi, capace di rilevare la “firma ottica” dei microrganismi, e la metagenomica “shotgun”, è stato possibile stimare la biomassa algale e analizzare come i diversi regimi termici influenzino la struttura funzionale e la resilienza delle comunità microbiche.
I risultati mostrano che il riscaldamento costante favorisce specie con funzioni simili, capaci di “darsi il cambio” in caso di stress, aumentando così la resistenza del biofilm agli eventi estremi futuri. Al contrario, le oscillazioni termiche riducono la diversità, selezionando specie a crescita rapida e reattiva, ma meno resistenti nel lungo periodo.
Lo studio apre una finestra sul futuro delle comunità microbiche costiere, offrendo nuove conoscenze su come questi ecosistemi potrebbero rispondere ai cambiamenti climatici in corso.